di Dott. Luca Iovane
Da alcuni anni, complice l’aumento della diffusione dei media come i social network, alcuni comportamenti devianti si sono sviluppati nella popolazione. Esempio eclatante e soprattutto attuale è il fenomeno dello Stalking. Atteggiamenti e comportamenti come telefonate, sms, e-mail, “visite a sorpresa” e perfino l’invio di fiori o regali, possono essere camuffati da graditi segni di affetto che, tuttavia a volte, possono trasformarsi in vere e proprie forme di persecuzione.La limitazione della libertà e la violazione della privacy sono gli obiettivi dello stalker, di colui che fa della sua vittima il suo oggetto di sofferenza. A diventare “molestatore assillante” o “stalker” può essere una persona conosciuta con cui si aveva qualche tipo di relazione o perfino uno sconosciuto con cui ci si è scontrati anche solo per caso, magari per motivi di lavoro. Vi è da distinguere due forme tra lo stalker che sia in cerca di notorietà (il divo) e lo stalker che in modo compulsivo porta la sua vittima all’esasperazione molte volte con conseguenze tragiche. Le modalità dello stalker sono varie, vediamone alcune:
Inseguimento, molestia, persecuzione, possono manifestarsi sotto innumerevoli forme; possono essere qualcosa di sporadico oppure possono essere insistenti manifestazioni di un fenomeno psicologico e sociale conosciuto con il nome di “stalking” , ma chiamato anche “sindrome del molestatore assillante” ,“inseguimento ossessivo” o anche obsessional following . La terminologia più comune, quella di “stalking”, è stata coniata raffigurando simbolicamente, l’atteggiamento di chi mette in atto molestie assillanti e per questo viene definito “stalker”, in realtà il termine inglese viene tradotto come “assillante o assillo”. Il “molestatore assillante” manifesta un complesso insieme di comportamenti che vengono racchiusi sinteticamente dall’espressione “fare la posta” che comprende l’aspettare, l’inseguire, il raccogliere informazioni sulla “vittima” e sui suoi movimenti, comportamenti che sono quasi sempre “tipici” di tutti gli stalkers, al di là delle differenze rilevate di volta in volta. In effetti alcuni studi compiuti su questo fenomeno (Mullen P. E. & al., 2000) hanno distinto due categorie di comportamenti attraverso i quali si può attuare lo stalking.
- La prima tipologia comprende le”comunicazioni intrusive”, che includono tutti i comportamenti con scopo di trasmettere messaggi sulle proprie emozioni, sui bisogni, sugli impulsi, sui desideri o sulle intenzioni, tanto relativi a stati affettivi amorosi (anche se in forme coatte o dipendenti) che a vissuti di odio, rancore o vendetta. I metodi di persecuzione adottati, di conseguenza, sono forme di comunicazione con l’ausilio di strumenti come telefono, lettere, sms, e-mail o perfino graffiti o murales.
- Il secondo tipo di comportamenti di stalking è costituito dai “contatti”, che possono essere attuati sia attraverso comportamenti di controllo diretto, quali ad esempio pedinare o sorvegliare, che mediante comportamenti di confronto diretto , quali visite sotto casa o sul posto di lavoro, minacce o aggressioni. Generalmente non si ritrovano due tipologie separate “pure” di stalkers, ma molestie in forme miste in cui alla prima tipologia, in genere segue la seconda specie di azioni.
Il comportamento “assillante” è stato delineato nei suoi dettagli più specifici che permettono di distinguerlo da comportamenti simili. A tal proposito sono state individuate tre caratteristiche determinate particolarmente importanti perché si possa parlare del fenomeno:
- l’esecutore materiale della molestia, lo stalker, agisce nei confronti di una persona che è designata come vittima in virtù di un investimento ideo-affettivo, basato su una situazione relazionale reale oppure parzialmente o totalmente immaginata (in base alla personalità e al livello di contatto con la realtà mantenuto);
- lo stalking si manifesta attraverso una serie di comportamenti basati sulla comunicazione e/o sul contatto, ma in ogni caso connotati dalla ripetizione, insistenza e intrusività;
- la pressione psicologica legata alla ripetizione del contatto ossessivo dello stalker e al terrorismo psicologico effettuato, pongono la vittima chiamata anche stalking victim, in uno stato di allerta, di emergenza e di stress psicologico molte volte sfociante in patologie psico somatiche.
Identikit del molestatore assillante
La coazione che connota il comportamento di stalking, ha fatto ipotizzare che fosse una forma di “disturbo ossessivo compulsivo”, tali disturbi sono connotati da distonie dell’ego o ego distonici provocate da idee, pensieri, immagini mentali e dagli impulsi ossessivi legati alla persecuzione. Questi vissuti di disagio e di intrusione in realtà non risultano presenti in genere negli stalkers che, al contrario, tendono perfino a trarre piacere dal perseguitare. Il vissuto “egodistonico” è un allontanamento dalla realtà, molti clienti “vittime” di stalking riferiscono che il loro carnefice è di solito “con la testa tra le nuvole” quando parla con loro è assente nell’eloquio, quindi non presente con la mente nella realtà ma una realtà costruita. È molto importante dichiarare che non è un fenomeno omogeneo; pertanto, risulta difficile fare rientrare i molestatori assillanti in una categoria diagnostica precisa o identificare sempre la presenza di una vera e propria patologia mentale di riferimento. Gli stalkers non sono sempre persone con un disturbo mentale e, anche se esistono alcune forme di persecuzione che sono agite nel contesto di un quadro psicopatologico, questa non è una condizione sempre presente così come non esiste sempre un abuso di sostanze associato al comportamento stalkizzante. L’uso di sostanze psicotrope come droghe o psico farmaci possono portare a questi tipi di comportamento, atto quindi a ledere la personalità dell’attore stalker. Sono state individuate “cinque tipologie di stalkers”, distinte in base ai bisogni e desideri che fanno da motore motivazionale:
- Una prima tipologia di molestatore insistente è stata definita “il risentito” . Il suo comportamento è sospinto dal desiderio di vendicarsi di un danno o di un torto che ritiene di aver subito ed è quindi alimentato dalla ricerca di vendetta. Si tratta di una categoria piuttosto pericolosa che può ledere prima l’immagine della persona e poi la persona stessa. Il problema più grave è legato alla scarsa analisi della realtà: perché il risentimento fa considerare giustificati i propri comportamenti che, producendo sensazioni di controllo sulla realtà, tendono a loro volta a rinforzarli.
- La seconda tipologia di stalker è stata denominata “il bisognoso d’affetto” , una tipologia che è motivata dalla ricerca di una relazione e di attenzioni che possono riguardare l’amicizia o l’amore. La vittima in genere viene considerata, per via di una generalizzazione a partire da una o più caratteristiche osservate anche superficialmente, vicina al “partner o amico/a ideale”, una persona che si ritiene possa aiutare, attraverso la relazione desiderata, a risolvere la propria mancanza di amore o affetto. Spesso il rifiuto dell’altro viene negato e reinterpretato sviluppando la convinzione che egli abbia bisogno di sbloccarsi e superare qualche difficoltà psicologica o concreta. Questa categoria include anche la forma definita “delirio erotomane”, in cui il bisogno di affetto viene erotizzato e lo/la stalker tende a leggere nelle risposte della vittima un desiderio a cui lei/lui resiste. L’idea di un rifiuto, vissuto come un’intollerabile attacco all’Io, viene respinta con grande energia e strutturando un’alta difesa basata sull’allontanamento della percezione reale dell’altro, delle sue reazioni e della relazione reale che viene sostituita da quella immaginaria.
- Una terza tipologia di persecutore è quella definita “il corteggiatore incompetente” , che tiene un comportamento alimentato dalla sua scarsa o inesistente competenza relazionale che si traduce in comportamenti opprimenti, espliciti e, quando non riesce a raggiungere i risultati sperati, anche aggressivi e villani. Questo tipo di molestatore è generalmente meno resistente nel tempo nel perseguire la persecuzione della stessa vittima, ma tende a riproporre i propri schemi comportamentali cambiando persona da molestare.
- Esiste poi “il respinto” , un persecutore che diventa tale in reazione ad un rifiuto. È in genere un ex che mira a ristabilire la relazione oppure a vendicarsi per l’abbandono. Spesso oscilla tra i due desideri, manifestando comportamenti estremamente duraturi nel tempo che non si lasciano intimorire dalle reazioni negative manifestate dalla vittima: la persecuzione infatti rappresenta comunque una forma di relazione che rassicura rispetto alla perdita totale, percepita come intollerabile. Nella psicologia di questo tipo di “inseguitore assillante” gioca un ruolo cruciale il modello di attaccamento sviluppato che è una delle forme di tipo insicuro, in grado di scatenare angosce legate all’abbandono che creano una tendenza interiore, più o meno consapevole, a considerare l’assenza dell’altro come una minaccia di annientamento e di annullamento del Sé.
- Infine, è stata descritta una categoria di stalker definita “il predatore” e costituita da un molestatore che ambisce ad avere rapporti sessuali con una vittima che può essere pedinata, inseguita e spaventata. La paura, infatti, eccita questo tipo di stalker che prova un senso di potere nell’organizzare l’assalto. Questo genere di stalking può colpire anche bambini e può essere agito anche da persone con disturbi nella sfera sessuale, quali pedofili o feticisti.
Identikit della vittima
Molte persone che subiscono molestie assillanti sono donne di un’età più frequentemente compresa tra i 18 e i 44 anni. La fascia d’età è ampia poiché viene interessata tutta la sfera affettiva della relazionale della donna. Studi sul fenomeno in esame hanno mostrato dei risultati interessanti che servono a riflettere ulteriormente sulle caratteristiche delle vittime di stalking e sull’importanza della relazione che, spesso solo nella mente dello stalker, si instaura con tutta la capacità di influenza che può esercitare una relazione reale. Infatti esiste “categoria sociale a rischio di stalking” rappresentata da tutti coloro che svolgono le cosiddette “professioni d’aiuto”, vale a dire i medici, gli psicologi, gli infermieri e ogni altra sorta di “helper”. Questo perché da un lato questi professionisti entrano in contatto con bisogni profondi di aiuto delle persone e possono facilmente divenire vittime di proiezioni di affetti e relazioni interiorizzate; dall’altro le eccessive speranze di alcuni “pazienti” possono essere tradite dalla quotidianità professionale e lo stalking diventa una domanda di attenzione o una ricerca di vendetta per l’attribuzione di responsabilità sulla salute o sulla vita propria o dei propri cari, aspetti che non sono in realtà mai completamente nelle mani di nessuno.
Tecniche di comportamento Antistalking
Dal momento che non tutte le situazioni di stalking sono uguali, non è possibile generalizzare facilmente delle modalità comportamentali di difesa che devono essere adattate alle circostanze e alle diverse tipologie di persecutori.
Esistono tuttavia alcune regole utili.
- Evitare di negare il problema, dal momento che nessuno vuole considerarsi una “vittima”, si tende a evitare di riconoscersi in pericolo, finendo per sottovalutare il rischio e aiutando così lo stalker.
Il primo passo è allora sempre quello di riconoscere il problema e di adottare delle precauzioni maggiori rispetto a quelle adottate dalle persone che non hanno questo problema. Occorre informarsi sull’argomento e comprendere i rischi reali, seguendo dei comportamenti volti a scoraggiare, quando è possibile, gli atti di molestia assillante.
- Se la molestia consiste nella richiesta di iniziare (raro) o ristabilire (frequente) una relazione conclusa è necessario essere fermi nel “dire di no” una sola volta e in modo chiaro. Altri sforzi di convincere il proprio persecutore insistente, comprese improvvisate interpretazioni psicologiche che lo/la additano come bisognoso di aiuto e di cure, saranno lette come reazioni ai suoi comportamenti e quindi rappresenteranno dei rinforzi, in quanto attenzioni. Anche la restituzione di un regalo non gradito, una telefonata di rabbia o una risposta negativa ad una lettera sono segnali di attenzione che rinforzano lo stalking.
- Comportamenti molto efficaci per difendersi dal rischio di aggressioni sono quelli prudenti in cui si esce senza seguire abitudini routinarie e prevedibili, in orari maggiormente affollati e in luoghi non isolati, magari adottando un cane addestrato alla difesa, un modo che si è rivelato molto utile sia come concreta difesa che per aumentare la sensazione di sicurezza. Essendo lo stalker un “ossessivo” registra tutti i comportamenti della vittima, quindi è utile essere imprevedibili e smontare tutte le ritualità, questo lo disorienta.
- Se le molestie sono telefoniche, non cambiare numero. Anche in questo caso, le frustrazioni aumenterebbero la motivazione allo stalking. È meglio cercare di ottenere una seconda linea, lasciando che la vecchia linea diventi quella su cui il molestatore può continuare a telefonare, magari mentre azzerate la soneria e rispondete gradualmente sempre meno.
- Per produrre prove della molestia alla polizia, non lasciarsi prendere dalla rabbia o dalla paura e raccogliere più dati possibili sui fastidi subiti.
- È utile mantenere sempre a portata di mano un cellulare in più per chiamare in caso di emergenza.
- Se si pensa di essere in pericolo o seguiti, non andare mai di corsa a casa o da un amico, ma recarsi dalle forze dell’ordine.
Le conseguenze dello Stalking
Spesso i comportamenti di stalking possono essere protratti a lungo con conseguenze psicologiche negative principalmente per la vittima, ma anche per chi lo agisce e, talvolta, per chi lo osserva. La vittima, per quanto possa essere breve il periodo in cui viene perseguitata, rischia di conservare a lungo delle vere e proprie ferite. Le conseguenze dello stalking infatti, per chi lo subisce, sono spesso diverse e si trascinano per molto tempo cronicizzandosi. In base al tipo di atti subiti e alle emozioni sperimentate possono determinarsi stati d’ansia e problemi di insonnia o incubi, ma anche flashback e veri e propri quadri di Disturbo Post Traumatico da Stress. Lo stalker che agisce compulsivamente segue i propri bisogni e nega la realtà, il suo mondo è fatto di cose surreali e fantastiche dove al centro vi è il pensiero compulsivo della sua vittima del suo oggetto del desiderio perduto che vuole a tutti i costi riprendere sotto il suo controllo. La personalità quindi ossessiva che tende al controllo assoluto della propria vittima o delle vittime. La salute mentale quindi viene danneggiata ulteriormente, la qualità della propria vita sociale viene deteriorata, i rapporti con gli altri divengono molto rari e distonici.